Gli affamati sono 815 milioni e sono in crescita.

Gli affamati sono 815 milioni e sono in crescita.

10 Ottobre, 2017

Dopo un decennio di costante diminuzione la fame nel mondo è in aumento e colpisce l’11% della popolazione mondiale. Lo rivela The State of Food Security and Nutrition in the World 2017, rapporto congiunto delle agenzie delle Nazioni Unite Fao, Ifad, Unicef, Wfp e Oms

Dopo dieci anni di diminuzione la fame del mondo torna a crescere. Sono circa 815 milioni le persone colpite nel mondo nel 2016. A soffrire la fame è l’11% della popolazione mondiale. A segnalarlo la nuova edizione del rapporto annuale delle Nazioni Unite: Lo Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel Mondo (in allegato in inglese online The State of Food Security and Nutrition in the World 2017) pubblicato oggi. Sono molteplici poi le forme di malnutrizione che minacciano la salute di milioni di persone in tutto il mondo.

Secondo il rapporto l’aumento (38 milioni di persone in più rispetto all’anno precedente) è dovuto in gran parte alla proliferazione dei conflitti e agli shock legati al clima. Sono circa 155 milioni i bambini di età inferiore ai cinque anni a soffrire di ritardo della crescita (per esempio sono troppo bassi per la loro età), mentre 52 milioni soffrono di deperimento cronico (il loro peso non è adeguato rispetto alla loro altezza). Dall’altro lato invece sono 41 milioni i bambini sovrappeso. Il rapporto segnala anche come dati preoccupanti l’anemia delle donne e l’obesità degli adulti. Queste tendenze sono una conseguenza non solo dei conflitti e del cambiamento climatico, ma anche dei grandi mutamenti nelle abitudini alimentari e dei rallentamenti economici.

Questo rapporto è la prima valutazione globale dell’Onu sulla sicurezza alimentare e sulla nutrizione rilasciata dopo l’adozione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030, che mira a porre fine alla fame e a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030 come priorità politica a livello internazionale. Esso identifica i conflitti – sempre più aggravati dal cambiamento climatico – come uno dei fattori chiave dietro il riacutizzarsi della fame e di molte forme di malnutrizione.

«Nel corso degli ultimi dieci anni i conflitti sono aumentati drasticamente e sono diventati più complessi e di difficile risoluzione», hanno dichiarato nella loro prefazione comune al rapporto i responsabili delle agenzie Onu che lo hanno curato: l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad), il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), il Programma Alimentare Mondiale (Wfp) e ‘l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). E hanno fatto notare come alcune delle più alte percentuali di bambini che soffrono la fame e la malnutrizione sono concentrate in zone di conflitto.



«Questo è un campanello d’allarme che non possiamo permetterci di ignorare: non porremo fine alla fame e a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030 se non affrontiamo tutti i fattori che minano la sicurezza alimentare e la nutrizione», hanno affermato. «A tal fine assicurare società pacifiche e inclusive è una condizione necessaria».

Agli inizi del 2017, per diversi mesi, la carestia ha colpito alcune parti del Sud Sudan e c’è il rischio concreto che possa riapparire nel Paese e in altre zone colpite da conflitti, soprattutto nel nordest della Nigeria, in Somalia e nello Yemen, hanno fatto notare. Anche regioni più pacifiche, ma colpite da siccità o da inondazioni legate in parte al fenomeno meteorologico di El Niño, così come dal rallentamento economico globale, hanno visto deteriorarsi la sicurezza alimentare e la nutrizione.

Entrando nei dati emerge che nel complesso degli 815 milioni di persone che soffrono la fame, 520 milioni vivono in Asia; 243 milioni in Africa; mentre 42 milioni in America Latina e Caraibi
Gli adulti obesi sono invece 641 milioni (il 13% di tutti gli adulti del pianeta).

Degli 815 milioni di persone che soffrono la fame 489 milioni vivono in paesi colpiti da conflitti. La diffusione della fame nei paesi colpiti dal conflitto è di 1,4 – 4,4 punti percentuali superiore a quella di altri paesi. In situazioni di conflitto aggravate da condizioni di fragilità istituzionale e ambientale, la diffusione è di 11-18 punti percentuali maggiore. Inoltre, le persone che vivono in Paesi colpiti da una crisi prolungata hanno probabilità quasi 2,5 volte maggiori di essere malnutrite delle persone che vivono altrove.

In apertura foto di © Rive/Ag.Sintesi